DECALOGO
Il volontario,
dopo aver approfondito le motivazioni che lo hanno indotto a scegliere come
attività sociale il servizio ospedaliero, e dopo aver vagliato le sue
disponibilità di tempo, sceglie e stabilisce con il responsabile il giorno e
l’orario per il suo turno settimanale di servizio.
Egli sa che la sua presenza in ospedale vuole essere un gesto di amicizia, di solidarietà, di impegno nei confronti dell’ammalato ricoverato per rendere più umano l’ambiente ospedaliero.
Egli perciò prende atto che i suoi doveri principali sono:
1.
Essere presente nel giorno della settimana
stabilito.
Rispettare gli orari.
Non abbandonare il servizio prima dello scadere dell’orario.
Trascorrere l’orario di servizio nel proprio reparto e non altrove.
Se avesse necessità di cambiare giorno o orario di servizio dovrà prendere accordi con il responsabile.
Se per motivi di salute o per un impegno inderogabile non potesse svolgere il suo turno di servizio dovrà avvisare il responsabile e trovare egli stesso un collega che lo sostituisca.
Se dovesse allontanarsi dalla città per periodi più o meno lunghi (impegni di lavoro o vacanze) dovrà avvisare tempestivamente il responsabile.
2.
Il volontario presterà servizio con il
camice sempre in ordine e con il distintivo.
Dovrà attenersi ad alcune semplici, ma importanti norme igieniche: non sedersi o appoggiare effetti personali sui letti, lavarsi accuratamente mani con acqua e sapone all’inizio ed al termine di ogni servizio.
La sua presenza dovrà essere costante, non saltuaria.
3.
Il volontario sa che non sostituisce il
personale ospedaliero: non ne ha la competenza.
Egli offrirà volentieri un aiuto quando e dove l’infermiere di turno lo richiedesse, sempre però, sotto la sua responsabilità.
4.
La specificità del volontario è la presenza e l’ascolto, ove per presenza si intenda esserci con la mente, con il cuore, con il desiderio di partecipare e di condividere la sofferenza e le preoccupazioni dell’ammalato e per ascolto si intenda la capacità di tacere perché parli l’altro, la capacità di sollecitare l’altro a parlare, la pazienza di attendere che l’altro parli consentendogli di esprimersi con le sue parole, con la sua lentezza, senza interrompere, senza spazientirsi e senza sovrapporsi a ciò che dice l’ammalato.
5.
Il volontario non conosce, né deve indagare per conoscere, la malattia di cui il paziente è affetto.
6.
Il volontario deve il massimo rispetto all’ammalato di qualunque età ed estrazione sociale egli sia. Non deve dare del tu. Non deve proporre argomenti religiosi o politici. Non deve in alcun modo imporre le proprie idee.
7.
Nessun ammalato deve sentirsi escluso dall’attenzione e dalle cure del volontario. Egli deve passare accanto ad ogni letto, salutare tutti gli ammalati e soffermarsi in particolare presso coloro che sembrano più soli e più bisognosi di aiuto. Determinati servizi richiesti dall’ammalato (deambulare, mettere cuscini, ecc.) devono necessariamente essere autorizzati dal personale ospedaliero.
8.
Il volontario, consapevole che la sua presenza ha lo scopo di rendere più umano l’ambiente ospedaliero, offrirà calma e delicatezza. Infonderà fiducia nelle istituzioni. Favorirà ed incoraggerà i rapporti fra l’ammalato, i medici e i paramedici, perché possa avere le informazioni che desidera ed esserne tranquillizzato. L’ammalato non deve sentirsi escluso o ignorato dall’èquipe medica.
9.
Il volontario si farà portatore di serenità e di speranza, incoraggiando l’ammalato a sopportare disagi e sofferenza. Si farà motore esterno dove sentirà stanchezza, depressione e voglia di abbandonare la lotta. Conforterà anche i parenti, infondendo loro coraggio e fiducia.
10.
Il volontario deve partecipare alle riunioni di gruppo ed alle iniziative di aggiornamento promosse dall’Associazione perché, mettere in comune esperienze, soddisfazioni, difficoltà e proposte è utile all’Associazione e ai volontari.
Ogni volontario deve accogliere con grande amicizia i nuovi volontari perché non si sentano disorientati o spaventati all’inizio del loro servizio.
Inoltre ogni volontario deve impegnarsi ad alimentare l’amicizia e la cordialità nel gruppo, perché questo calore umano si riversi sull’ammalato e sull’Associazione.
Egli sa che la sua presenza in ospedale vuole essere un gesto di amicizia, di solidarietà, di impegno nei confronti dell’ammalato ricoverato per rendere più umano l’ambiente ospedaliero.
Egli perciò prende atto che i suoi doveri principali sono:
Rispettare gli orari.
Non abbandonare il servizio prima dello scadere dell’orario.
Trascorrere l’orario di servizio nel proprio reparto e non altrove.
Se avesse necessità di cambiare giorno o orario di servizio dovrà prendere accordi con il responsabile.
Se per motivi di salute o per un impegno inderogabile non potesse svolgere il suo turno di servizio dovrà avvisare il responsabile e trovare egli stesso un collega che lo sostituisca.
Se dovesse allontanarsi dalla città per periodi più o meno lunghi (impegni di lavoro o vacanze) dovrà avvisare tempestivamente il responsabile.
Dovrà attenersi ad alcune semplici, ma importanti norme igieniche: non sedersi o appoggiare effetti personali sui letti, lavarsi accuratamente mani con acqua e sapone all’inizio ed al termine di ogni servizio.
La sua presenza dovrà essere costante, non saltuaria.
Egli offrirà volentieri un aiuto quando e dove l’infermiere di turno lo richiedesse, sempre però, sotto la sua responsabilità.
La specificità del volontario è la presenza e l’ascolto, ove per presenza si intenda esserci con la mente, con il cuore, con il desiderio di partecipare e di condividere la sofferenza e le preoccupazioni dell’ammalato e per ascolto si intenda la capacità di tacere perché parli l’altro, la capacità di sollecitare l’altro a parlare, la pazienza di attendere che l’altro parli consentendogli di esprimersi con le sue parole, con la sua lentezza, senza interrompere, senza spazientirsi e senza sovrapporsi a ciò che dice l’ammalato.
Il volontario non conosce, né deve indagare per conoscere, la malattia di cui il paziente è affetto.
Il volontario deve il massimo rispetto all’ammalato di qualunque età ed estrazione sociale egli sia. Non deve dare del tu. Non deve proporre argomenti religiosi o politici. Non deve in alcun modo imporre le proprie idee.
Nessun ammalato deve sentirsi escluso dall’attenzione e dalle cure del volontario. Egli deve passare accanto ad ogni letto, salutare tutti gli ammalati e soffermarsi in particolare presso coloro che sembrano più soli e più bisognosi di aiuto. Determinati servizi richiesti dall’ammalato (deambulare, mettere cuscini, ecc.) devono necessariamente essere autorizzati dal personale ospedaliero.
Il volontario, consapevole che la sua presenza ha lo scopo di rendere più umano l’ambiente ospedaliero, offrirà calma e delicatezza. Infonderà fiducia nelle istituzioni. Favorirà ed incoraggerà i rapporti fra l’ammalato, i medici e i paramedici, perché possa avere le informazioni che desidera ed esserne tranquillizzato. L’ammalato non deve sentirsi escluso o ignorato dall’èquipe medica.
Il volontario si farà portatore di serenità e di speranza, incoraggiando l’ammalato a sopportare disagi e sofferenza. Si farà motore esterno dove sentirà stanchezza, depressione e voglia di abbandonare la lotta. Conforterà anche i parenti, infondendo loro coraggio e fiducia.
Il volontario deve partecipare alle riunioni di gruppo ed alle iniziative di aggiornamento promosse dall’Associazione perché, mettere in comune esperienze, soddisfazioni, difficoltà e proposte è utile all’Associazione e ai volontari.
Ogni volontario deve accogliere con grande amicizia i nuovi volontari perché non si sentano disorientati o spaventati all’inizio del loro servizio.
Inoltre ogni volontario deve impegnarsi ad alimentare l’amicizia e la cordialità nel gruppo, perché questo calore umano si riversi sull’ammalato e sull’Associazione.